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“Ciò a cui opponi resistenza persiste. Ciò che accetti può essere cambiato. (C.G.Jung)

LO SCARABOCCHIO

Per la psicologia, gli scarabocchi sono importanti perché scritti senza coscienza, la mano viene mossa direttamente dall’inconscio e quindi dalla verità ultima.
Se dovessimo fermarci al significato dei vari dizionari, al timore di alcune persone di non saper disegnare e alle interpretazioni psicologiche passa un po’ la voglia di scarabocchiare.
Lo scarabocchio deve essere visto e vissuto come uno strumento di lavoro utile per mettersi in un ascolto attivo durante le riunioni, ne cita un pregio la Republica it del 27.01.2009, che scrive: “Più attenti, concentrati e mnemonici…”.  Lo afferma un esperimento condotto da ricercatori del reparto scienze cognitive del Medical Research Council della Cambridge University: “Scarabocchiare mentre si ascolta aiuta a ricordare i dettagli: dunque l’esatto contrario del diffuso luogo comune secondo cui lo scarabocchio spinge la mente a perdersi nel vuoto…”.
Effettivamente, lo scarabocchio serve a tenere occupato l’emisfero sinistro, quell’emisfero che crea il pensiero razionale, quello che ci fa vagare con la fantasia facendoci perdere alcuni pezzi di discorso.
In un ascolto interpretato dall’emisfero sinistro rischiamo di non sospendere il pensiero di critica/giudizio e quindi ci sarebbe difficile accedere a nuove intuizioni, alternative, che ci aiuterebbero a trovare delle soluzioni diverse, perché secondo la teoria del problem-solving noi dovremmo spostarci verso la ricerca di soluzioni diverse, un nuovo modo di vedere il problema che può solo avvenire tramite l’emisfero destro perché ci porta ad un ascolto attivo e attento ai dettagli.
Per cui se vogliamo evitare che il nostro pensiero ci porti a sognare ad occhi aperti durante una riunione, una lezione o un convegno, scarabocchiare è tutt’altro che controproducente!
E se dovessimo trovarci in un ambito o situazione dove non ci è richiesto di prendere degli appunti, potremmo approfittarne per scarabocchiare in modo artistico, stimolando il rilassamento e lasciandoci andare alla creatività, il doodling o Zentangles non è altro che questo: realizzare pattern di disegnini intrecciati come quelli che facciamo distrattamente sui bordi dei quaderni, ma con alcune tecniche che portano alla realizzazione di piccole o grandi “opere d’arte”.
In un articolo pubblicato sull’Huffington Post IT del 8 gennaio 2016, gli scarabocchi fanno bene alla nostra mente. Per chi scrive, scarabocchiare ha sei benefici sulla nostra attività celebrale

I 6 benefici sono:

  1. Scarabocchiare facilita la concentrazione: secondo una ricerca del 2009 è stato riscontrato che chi scarabocchia durante l’ascolto di una telefonata riesce a captare il 29 per cento delle informazioni in più rispetto a chi prende solo note. L’autrice dello studio, Jackie Andrade, docente di psicologia all’università di Plymouth nel Regno Unito, insieme ad alcuni colleghi ha ipotizzato che l’ascolto e lo scarabocchio si combinino in modo perfetto. Scarabocchiando si attivano le risorse esecutive del nostro cervello rendendoci multi-tasking e questo migliora la concentrazione.
  2. Scarabocchiare aiuta a memorizzare: una giornalista californiana, Thyn Ahn Vo, ha raccontato all’Huffington Post U.S. che scarabocchiare mentre si trova nella riunione di lavoro l’aiuta a cogliere più dettagli del contesto, rispetto a quello che possono dare le semplici note scritte.
  3. Lo scarabocchio ci aiuta a focalizzarci sull’ascolto: per la professoressa di filosofia Jesse Prinz, scarabocchiare aiuta le persone a mantenere uno stato di ascolto puro. “Fare scarabocchi realizza il perfetto equilibrio fra ascoltare troppo e ascoltare troppo poco. Se non lo faccio, ho difficoltà a concentrarmi. Sono giunta alla conclusione che il doodling mi rende recettiva”. Ha dichiarato all’Huffington Post U.S.
  4. Scarabocchiare stimola la creatività: questi disegnini sono una forma d’arte, personalmente il disegnare mi ha sempre bloccato, ma ora con la pratica dello scarabocchio mi sono liberato e ho potuto frequentare un piccolo corso di pittura intuitiva.
  5. Lo scarabocchio aiuta ad essere più aperti e recettivi alle nuove idee proprie e degli altri. Se si è scarabocchiato durante una riunione, quando viene chiesta la nostra opinione si è più pronti a darla, ed è più facile trovare una soluzione ai problemi. Per esperienza personale, quando scarabocchio in riunione mi trovo in una situazione di lucidità mentale simile a quella che si crea dopo una meditazione.
  6. Lo scarabocchio ci aiuta a bloccare il ruminio mentale: si usa come rilassamento, perché l’attenzione riposta sul disegnare delle linnee ripetute, quieta la produzione di pensieri nocivi all’ascolto attivo e di conseguenza apre le porte all’emisfero destro dove risiede la creatività e la quiete.

    Cosa sono gli scarabocchi? Possono includere di tutto; nomi, fiori, righe, firme, quadretti ripetuti in continuazione. Tutto quello che nasce in quel momento e che ci aiuta a bloccare i pensieri.
    È interessante rilevare come alcune persone fuori dal comune, abbiano utilizzato la tecnica dello scarabocchio in modo inconsapevole o consapevole. Nell’articolo apparso sul bergamopost.it vengono citate alcune di queste persone, che sono:
    Maryam Mirzakhani, la prima donna ad avere ricevuto, nel 2014, la medaglia Fields, il più prestigioso dei riconoscimenti (l’equivalente del Nobel) per l’eccellenza in matematica, Leonardo, Balzac, Beethoven, John Fitzgerald Kennedy, Ronald Reagan, Vladimir Nabokov e tanti altri.



SINDROME DA STRESS POST-TRAUMATICO

Uno degli effetti più disastrosi di una calamità naturale è quello a carico della nostra psiche. Sindrome da stress post traumatico, depressione, ansia, accompagnati da forti emozioni negative quali rabbia, senso di colpa, frustrazione, senso di impotenza. Veder passare su una barella improvvisata i cadaveri dei figli dei tuoi amici e delle persone a te care, aspettare sotto le macerie che qualcuno ti tiri fuori, farsi largo tra sassi e polvere nella speranza di trovare vive le persone amate, attendere una telefonata in cui si viene, purtroppo, informati della morte dei propri cari. Ecco, tutto questo e molto altro ancora segnano indelebilmente le esistenze dei sopravvissuti,  che, oltre a dover trovare il modo di ricostruirsi una vita e un nuovo modo per sbarcare il lunario, si trovano a dover fare i conti con un fortissimo shock e la sofferenza legata alla scomparsa di vite umane. Vedere F.B. che in una carriola porta i cadaveri di una tua cara amica e sua madre mentre esclama ” Non avrei mai pensato di portare via i miei amici morti con una carriola”. Sentire A.C. esclamare al cimitero davanti alla tomba di figlio, nuora e nipoti “Ci dovevo stare io qui, non voi!”. Aspettare ore, anche giorni in alcuni casi, che i congiunti, familiari, parenti, amici, vengano estratti dalle macerie. Un esperienza cosi drammatica non può non portare con sé uno stato di profonda sofferenza, un bagaglio pesante.
Nelle tende allestite dalla protezione civile durante i mesi successivi al 24 agosto 2016 erano presenti psicologi inviati dalla Regione Lazio, ma cambiavano molto spesso, essendo inviati in missione e, smontate le tende, anche il loro lavoro è terminato. È così spettato a ciascuno di noi terremotati farsi carico , in caso di necessità, di cercare e pagare uno psicoterapeuta e medici cui ricorrere , assillati da disturbi insopportabili, come insonnia, incubi, inappetenza, pensieri suicidi, senso di colpa.
“In qualità di naturopata e psicologa negli anni mi sono capitati molte persone che avevano subito dei terremoti – da Irpinia, Romagna, Veneto, Aquila fino ad Amatrice ” – dice la Dr.ssa Katerina  Kratka, psicologa di Roma-  “Lo stress psico- fisico della terra che trema porta allo squilibrio di ogni aspetto della vita di ciascuno. La distonia neuro-vegetativa porta al sonno non ristoratore e profondo, all’inappetenza e altri problemi digestivi, il mal di testa, la difficoltà a concentrarsi, la difficoltà di riprendere la guida della propria auto  ecc. Un altra questione è quella di riorganizzare la propria vita: coloro che prima del sisma vivevano una vita soddisfacente e avevano una buona grinta per affrontare qualunque difficoltà , dopo il sisma hanno cercato di rimboccarsi le maniche per ripristinare l’equilibrio precedente. Quella condizione prima del sisma era per loro un punto di riferimento, mentre coloro che prima del sisma vivevano nei disagi della precarietà sicuramente hanno vissuto la ricostruzione con molta più fatica. La storia che mi ha colpito maggiormente è la storia di una donna molto giovanile e molto grintosa di Amatrice, che aveva perso il marito e tantissimi amici, oltre che la casa. Dopo il quarto sisma ha deciso di  prendere il suo unico affetto rimasto (il cane ) e cercare il rifugio dai genitori in un piccolo centro in provincia di Roma.
Anche nel suo caso, i suoi disagi fisici e un lavoro non retribuito adeguatamente non avevano creato una solidità su cui appoggiarsi dopo la tragedia. Senza lavoro, senza casa e senza salute questa donna coraggiosa ha ricominciato da zero.
E da zero con un aiuto pressoché ridicolo da parte dello stato, ogni giorno alle prese con una burocrazia assurda, poco a poco è riuscita a ritrovare  se stessa.
Ha ricominciato ad alimentarsi regolarmente, l’esercizio fisico è stato di fondamentale aiuto . Il sonno, l’udito fortemente peggiorato ed il sorriso sereno sono ancora da ritrovare ma sono sicura che grazie alla sua determinazione ce la farà”.
La Dr. ssa Maria Santa Lorenzini, psicologa di Roma e Pres. Arcat Regione Lazio, ha creato un progetto di sostegno psicologico post sisma in Amatrice.
“L’esperienza nasce oltre che dalla professione ( sono una psicoterapeuta di Roma) dal vissuto personale  famigliare che ci ha visto coinvolti nel sisma dal 24 agosto 2016 ( a Castelluccio) al 30 ottobre 2016 a Norcia. Abbiamo svolto tantissimi colloqui di sostegno psicologico in via informale. Questo ci ha portato a proporre un progetto con sede in Amatrice, ma rivolto a tutto il cratere, che sarebbe stato finanziato da quel momento dalla nazionale terremotati, un progetto che prevedeva 10 incontri, un.supporto psicologico quindi.” La dottoressa infatti mi contatto’  per essere messa in contatto coi servizi sociali di Amatrice prima e un associazione dopo, con la disponibilità di un container come luogo per gli incontri. ” Non siamo poi riusciti a realizzarlo, in quanto le persone di Amatrice in quel periodo non riuscivano a partecipare, chiusi in una profonda depressione. Stiamo  parlando del periodo relativo  a settembre ,ottobre ,novembre 2018 arrivando fino a dopo gennaio 2019″ – due anni dopo il sisma, un periodo in cui ciascuno di noi ha dovuto provvedere autonomamente ai propri problemi psicologici.
“Questo significa che la loro depressione e il loro  sconforto è in realtà andato oltre l’aspetto psicologico, quindi stanno diventando vere e proprie patologie.
Immobilismo istituzionale, passerelle senza nulla di fatto, il senso di presa in giro e di impotenza che coglie le persone della Comunità aumentano frustrazione e depressione con esito nefasto per tante vite.
Vedere ruspe, cantieri, impossibilità di tornare a lavorare.                        L ‘ attivismo da parte delle istituzioni aiuterebbe tantissimo da un punto di vista psicologico le famiglie  a non mollare . Mentre i giovani possono comunque pensare di andare via ( anche se non è una buona cosa lasciare la propria terra e le persone del posto non vogliono farlo ), gli anziani si lasciano addirittura morire .Le categorie più fragili purtroppo non hanno nessuna capacità in questo stato di riemergere. Hanno bisogno di speranza, ma tangibile ,concreta, tipica delle persone abitanti di montagne abituati a essere lavoratori concreti. A quasi tre anni dal sisma  tutto è fermo e alienante.
Il terremoto ci ha tolto tante vite ,le case, i beni materiali, ma la burocrazia e la politica stanno togliendo la vita!”
Un percorso riabilitativo, che non è un progetto a scadenza, ma un cammino lungo,  richiede tempo e soldi, ed anche la nostra riabilitazione post sisma è sulle spalle di noi terremotati. È giusto cosi? Nel frattempo che chi di dovere mediti, continuiamo da soli questo percorso.
Emanuela Pandolfi
 

 

DONNE, FATE L’AMORE QUANDO SIETE STRESSATE!

Le persone nei paesi industrializzati si sono allontanate dalle condizioni naturali e osserviamo delle conseguenze disastrose anche a livello sessuale: la libido sessuale delle popolazioni industrializzate è diminuita in modo massiccio e la passione sessuale è diventata un’eccezione e non una regola. Stiamo superando in senso peggiorativo anche questo proverbio: “Per un uomo il matrimonio è il prezzo da pagare per un sesso garantito. Per una donna il sesso è il prezzo da pagare per un matrimonio, garantito.” Questo breve articolo non vuole essere un trattato di sessuologia ma vuole prendere questo argomento da alcuni punti di vista per promuovere una riflessione più profonda e matura tra i partners.

Raccolgo ogni giorno delle testimonianze degli uomini/partners/mariti sull’argomento “sesso”. Sembra un copione che si ripete: la mia donna fa l’amore solo se è completamente tranquilla, se ha risolto i suoi disagi, se tra di noi non vi sono delle tensioni, se i figli sono apposto e possibilmente non sono in casa, se i suoi genitori sono stati abbastanza accuditi e se i vicini di casa fanno una festa rumorosa. Insomma, man mano come si va avanti nella vita di coppia, le condizioni ottimali per dar il via ad uno sfogo e quindi l’appagamento sessuale diventano sempre più irraggiungibili. E come se non bastasse, l’aspettativa delle donne di essere comprese nei loro momenti NO cresce sotto il peso della routine e della stanchezza. Vi si colorano quindi, due strade: la prima la segue l’uomo che riesce andare avanti senza l’appagamento sessuale, la seconda la percorre l’uomo che sceglie di trovare l’appagamento sessuale altrove. In entrambi i casi si verifica un progressivo allontanamento della partner che, a questo punto, cerca modi alternativi per risolvere i propri stress e disagi originali che l’hanno portata ad un impantanamento. Lo scenario quindi si carica di insoddisfazione a spirale che si atterra sempre di più. A questo punto potrebbe arrivare un’obiezione dal mondo femminile: ”lasciateci fare il nostro percorso interiore che ci porterà sicuramente, un giorno, alla serenità e a quel punto ri-troveremo anche il piacere del piacere.“ Donne meravigliose, la vostra obiezione è respinta. In questo caso hanno ragione gli uomini. (Dai su, solo in questo, quindi lasciamoglielo!) E’ proprio l’atto sessuale appagante che funge da medicina efficace per sciogliere la tensione psico-fisica e in più ha un effetto psicologico collaterale di grande importanza: fortifica la coppia nel saper affrontare INSIEME un qualunque disagio! Perché, appunto, la modalità della respinta, dell’allontanamento, della separazione in caso di difficoltà è una modalità frequentissima. Se la vostra modalità è quella di unirvi in caso di difficoltà, tutto è più facile e anche l’intesa sessuale in caso di stress o difficoltà sarà un rafforzativo.  Per voi, che vivete nella modalità dell’allontanamento continuate a leggere:

Ci troviamo con questa incongruenza:

Noi donne da un lato deprezziamo o disprezziamo il sesso accusando gli uomini di non pensare ad altro. Dall’altro lato gli attribuiamo una tale importanza da mandare all’aria un matrimonio se lui lo fa con un’altra. Quindi prima di proseguire, prendi una posizione, schiarisci le tu idee a riguardo.

Per aiutarci a farci un’opinione più ampia un po’ di teoria non guasta:

Gi ingredienti in un matrimonio/partnership felice che dura tutta la vita sono cinque:

  1. Passione
  2. Dialogo
  3. Tenerezza
  4. Maturità
  5. Amore

Vale a dire che la passione fatta dell’attrazione fisica reciproca e della libido occupa il primo posto. In un matrimonio felice che dura tutta la vita ci deve essere la passione. Un matrimonio dove manca la passione può durare tutta la vita ma non è felice. La comunicazione nell’universo fisico è fondamentale.  L’universo fisico racchiude in sé il soddisfacimento dei nostri cinque sensi e l’azione. Comunicare nell’universo del corpo vale a dire godere INSIEME delle rispettive esigenze corporee. Il sesso è un ingrediente imprescindibile. Altri quattro punti li sviscereremo in un altro contesto.

Una parola della materia chiamata fisiologia:

L’eccitazione sessuale viene prodotta dal sistema nervoso parasimpatico. L’eccitazione sessuale è depressa dal sistema nervoso simpatico. Nel nostro caso però il sistema nervoso diventa terribilmente antipatico  perché è responsabile dello stress. Vale a dire che nelle condizioni di stress l’eccitazione sessuale non ha luogo. Ma nello stesso tempo, il sesso stesso attiva il sistema parasimpatico e placa il sistema simpatico, ovvero diminuisce lo stato di stress.

Quindi?

La soluzione al nostro dilemma sta nel comprendere che vi sono molteplici ragioni per voler superare un momento di stress insieme al proprio partner iniziando dall’intesa fisica, la quale si PROPAGHERA’ aprendo le porte all’intesa affettiva ed intellettuale. Ma per questo occorre potenziare la soddisfazione e la qualità sessuale nella coppia, impegnarsi a ricercare nuove modalità erotiche, comprendere che un rapporto tra due adulti consenzienti maturi è nel saper e voler DARE e non pretendere a ricevere. Questi passi di crescita bisogna compiere durante i periodi di calma in modo da essere pronti quando arriva il famigerato evento traumatico accompagnato da tremenda tensione e stress. Teniamoci pronti!

Donne meravigliose, la vita ci chiede talvolta troppo, ma rimanendo unite nell’informazione e nella nostra complicità ce la possiamo fare!

Infine un sussurro all’uomo che è stato cosi fantastico di leggere fino alla fine:

La tua donna è stressata?                                                                              Accendila con un po’ di attenzione e pazienza in più!                                                           Vale veramente la pena!

 

 

Amore malato… il narcisista classico e mascherato a confronto  

Il narcisista classico:

L’immagine del narcisista classico può essere a prima vista scambiata per la persona di successo. Vediamo insieme di approfondire invece le caratteristiche di riconoscimento:

  • pensa solo a sé stesso
  • vanitoso, spaccone e spesso simpatico
  • superbo e seduttore
  • si sente il più bello e il più affascinante
  • ha bisogno costante di essere ammirato
  • ha sensazione esagerata di essere importante
  • agli altri propone la convinzione di essere invidiato ma è lui stesso a provare l’invidia nascosta
  • non sopporta in nessun modo la critica
  • sotto la maschera della sicurezza e del carisma vi è un’incolmabile sensazione di vuoto
  • l’arroganza, la superiorità e la critica lo salvano dalla depressione
  • il contatto con sé stesso (autoanalisi, retrospezione, meditazione, autoipnosi) gli procura un dolore intollerabile

Quando il narcisista trova un partner/amico/socio:

  • all’inizio è splendido, propone l’illusione di un mondo incantato dove tutto è possibile, dà la sensazione di un grande amore da romanzo, fa sentire il proprio partner unico, prescelto e di qualità straordinarie, egli invece si mostra privilegiato e onorato
  • dopo breve periodo di innamoramento e idealizzazione segue la seconda fase, della svalutazione e della critica
  • è incapace dell’autentico interesse al proprio partner e di provare empatia, non pensa e non considera i bisogni altrui
  • critica il proprio partner fino a sentirlo insicuro e al tempo stesso fortunato perché ha lui accanto
  • fa diventare il proprio partner completamente dipendente dal suo parere e incapace di fare qualcosa da solo
  • manipola l’altro tanto da spingerlo a tagliare i ponti con gli altri, lo isola
  • rende il proprio partner servizievole
  • colpevolizza il proprio partner di ogni cosa, i meriti invece sono sempre solo suoi
  • è infedele, abbandona facilmente il proprio partner per cercare nuove prede dalle quali nutrire la propria autostima
  • è capace di dire qualunque bugia come strumento per ottenere quello che vuole
  • il partner non si sentirà mai amato, compreso e supportato, e facilmente entrerà nella ricerca del proprio errore comportamentale o peggio caratteriale, facendo di tutto di correggerlo. Cercherà altri modi per saperlo prendere in modo da farlo cambiare. Ricerche e sforzi inutili: come per tutti ma particolarmente per il narcisista, cambia solo se avverte che nella sua vita qualcosa non va, e questo gli procura un disagio tale da sentire egli stesso la necessità di guardarsi dentro e … vedere le proprie ferite, curarle e ri-attivare l’amore vero, sia per sé stesso che per gli altri.

Il narcisista mascherato:

L’immagine collettiva dell’uomo di successo è cambiata: non basta essere vincente, carismatico, con la capacità di affermazione, guadagnare tanto denaro, ecc. La società chiede anche altro: l’altruismo, la disponibilità, la carità, la misericordia, la bontà. Tanto più è quindi difficile riconoscere il narcisista moderno, la persona che finge di essere buona per il proprio tornaconto. Quasi questo disturbo si fosse col tempo evoluto tanto da assomigliare a una filosofia di vita, così diffusa che può essere difficile vederla.

Il narcisista moderno, il finto buono, manda in scena, al momento opportuno, la propria maschera, ovvero il suo finto eroe altruista, quello che si sacrifica per gli altri ma seguendo un’unica strategia: diventare indispensabile per trarne dei vantaggi. Interpella le persone adatte che con il tempo faranno l’affidamento su di lui. Non chiedendo nulla in cambio sa bene che così diventa presto importante e insostituibile. A te piace pensare che una persona possa fare qualcosa per te senza chiedere apparentemente nulla in cambio.

Ma un giorno, volendo fare qualcosa da solo, averti un senso di colpa per lui, incomprensibile, e anche se non ne senti più bisogno di lui, lui ti fa capire che vorrebbe che ne avessi ancora. La felicità raggiunta grazie a lui, ormai unico confidente e unico punto di riferimento, viene sabotata. Tu tardivamente cominci a sospettare del baratto. Ma come mai non te ne eri accorto prima? Perché eri così tanto preso dai tuoi problemi da non accorgerti ….

Il narcisista mascherato è una persona spesso sola, senza una rete famigliare e di amici, senza i suoi pari. Risulta simpatico e attacca bottone come il narcisista classico, ma instaura solo un tipo di rapporto, scegliendo con cura le proprie vittime: persone anche di successo che però stanno attraversando un periodo di particolare stress, fatica, oberate di lavoro e impegni vari. Ecco che entra il narcisista moderno con il suo tempo, con il suo denaro, con il suo impegno, con le sue conoscenze, con il suo sorriso sempre accogliente (ma come fa a sorridere sempre? Pare che lui non abbia mai un problema!), con la sua spalla su cui piangere …

Anche lui, come il narcisista classico, sotto la maschera della sicurezza e del carisma ha la sensazione di vuoto a seguito delle ferite dolorose. Anche per lui il dolore intenso gli impedisce della retrospezione, dell’autoanalisi e quindi una possibile cura. Fintanto che non arrivi il suo momento di … apertura.

Ma a differenza del narcisista classico, quello mascherato non ti lascia, non ti abbandona. Non appena avverte che tu non abbia più bisogno di lui, toglie la maschera ed il suo atteggiamento cambia radicalmente. Non ti capaciti dell’aggressività che egli scatena contro di te, peraltro invisibile agli occhi esterni. Gli stessi occhi che sono stati allontanati quindi difficilmente sono ora disposti ad aiutarti.  Sei tu da solo a dover vincere i sensi di colpa, rendendoti conto delle tue capacità. Devi, inoltre, uscire dal tuo ginepraio dei tuoi problemi e valutare la situazione con un distacco emotivo da poterlo lasciare per liberartene definitivamente. Sei tu a dover agire per il tu bene, per la tua sopravvivenza, per la tua libertà, per il tuo sorriso e gli amici che avevi perso. Coraggio!

 

Quando il narcisista mascherato trova un partner/amico/socio:

 

Lui:           Faccio con piacere tutte queste cose per te, ti    vedo quanto ne hai bisogno!

Lei:           Quanto sei gentile!

Lui:           E’ un periodaccio per te. Ma ora ci sono io.

Lei:           Che bello sentire che ci sia sempre qualcuno       per me

Lui:           Puoi contare su di me

Lei:           Sento la tua forza accanto a me

Lui:           Non hai più bisogno di cercare gli altri quando ti serve qualcosa!

Lei:           E’ vero, sei eccezionale, ma come fai?

Lui:           Basta che mi pensi e io ci sono.

Lei:           Adoro la tua presenza e la tua protezione! Eh! Ti amo!

Lui:           Nessuno ti vorrà bene come te ne voglio io!

Lei:           Tu sì che mi capisci.

Lui:           Che fai domani?

Lei:           Esco con amica.

Lui:           Ma come? Mi sono liberato per te e tu mi    preferisci alla tua amica?

Lei:           Hai ragione, abbiamo così poco tempo per stare insieme…

Lui:           E poi la tua amica, ehm, insomma, mi pare un po’ invidiosa di te…

Lei:           Magari fossero tutti generosi come te!

Lui:           E il tuo progetto lavorativo?

Lei:           E’ bloccato, non so proprio come andare avanti.

Lui:           Ci penso io!

Lei:           Sei il mio salvatore.

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Lei:           Domenica devo andare a pranzo dai miei quindi non ci vediamo.

Lui:           Ma cara, ti accompagno io e porto un bel regalo a tutta la famiglia!

Lei:           Ma è prematuro presentarti ai miei!?

Lui:           Non dirlo mai più, ti ci vuole un cavaliere!

Lei:           Stasera voglio leggere il mio libro nuovo.

Lui:           Ti faccio compagnia!

Lei:           Ma i tuoi amici?

Lui:           Sei tu il centro del mio universo!

Lei:           Prima che arrivassi tu nella mia vita dovevo sempre fare tutto da sola, i miei non avevano il tempo per me, sono dovuta crescere da sola. Ma ora ci sei tu!

Lui:           Te l’avevo detto che non ci sarà mai nessuno che ti vorrà bene come te ne voglio io. Ricordatelo!

Lei:           Mi ha chiamato la mia amica per uscire insieme.

Lui:           Con quella invidiosa di te? Fà pure!

Lei:           Ho trovato un nuovo socio per il mio progetto!

Lui:           Quello giovane ed inesperto? Ho sentito il peggio su di lui! A tuo rischio!

Lei:           Voglio finire di leggere il mio libro stasera!

Lui:           Mi sento proprio depresso e non me ne capacito…

Lei:           I miei hanno organizzato una festa a sorpresa per mia sorella!

Lui:           Beata la tua sorella. Io non ho proprio nessuno chi mi preparerebbe una festa.

Lei:           Ma io vorrei andarci.

Lui:           Bella ricompensa per tutto quello che ho fatto per te!

Lei:           Faccio un viaggio con la mia nipote … ma ti telefonerò ogni minuto!

Lui:           Certo! Non ti servo più per organizzarti i viaggi, vero?

Lei:           Oggi ho dovuto chiamare l’idraulico per un guasto in casa!

Lui:           Mi sento come una caramella: succhiata e la carta gettata nel cesto di spazzatura.

Lei:           Natale lo voglio passare sola con la mia famiglia perché mi ero accorta che l’altra volta non siamo stati molto bene tutti insieme.

Lui:           Ti sono grato che mi fai conoscere chi sei veramente.

Lei:           Scusami ma oggi non mi va di uscire.

Lui;           Sto scoprendo la tua vera essenza egoista.

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Ecc., ecc… fino al momento in cui

  • non cerchi più di cambiarlo
  • non pretendi più che lui capisca il tuo allontanamento
  • non credi che per liberartene egli debba essere d’accordo con te
  • capisci che allontanarti in silenzio sia l’unico modo
  • capisci che “Eliminare le persone nocive dalla propria vita non significa odiarle. Significa avere rispetto per sé stessi.” (Sigmund Freud)

 

Che fare per non cadere vittima del narcisista?

  • Renditi conto del tuo periodo stressante. Non arrivare all’estremo delle tue forze per creare una condizione di esaurimento dove perdi il contatto con te. Chiedi l’aiuto se ti serve a chi non si sia proposto prima ancora che tu avessi bisogno. Non aspettarti il mutuo soccorso e non appoggiarti mai.
  • Diffida dal troppo altruismo e dalla troppa disponibilità. È bello sapere di poter contare su qualcuno nei momenti difficili, anche quando ce la si fa da soli. Ma non ha nessun senso che una persona si proponga a ogni occasione di aiutarti, se non quello di appagare il proprio bisogno narcisistico di essere indispensabile per qualcuno.
  • Osserva con attenzione la persona nuova che entra nella tua vita. Studia il suo stile di vita, se è fatto di interessi sani, di rapporti reciproci, se ci tiene alla propria felicità ed è in grado di accettare la felicità ed il successo altrui.

 

Luglio 2017                                                  Dr. Kateřina Krátká

VITTIMA E CARNEFICE

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Una vittima è una persona che soffre per il comportamento di un’altra persona definita carnefice. Chiunque può diventare una vittima. Qualunque vittima può diventare carnefice e viceversa. Quello di vittima è un ruolo momentaneo, è una condizione che noi assumiamo in un singolo evento. Non si è vittima ma si FA la vittima. Si può smettere di fare la vittima in qualsiasi momento. In qualunque momento si può passare dalla condizione di vittima a quella di carnefice e viceversa. Il vero carnefice è sempre uno sconosciuto. Il carnefice che conosci è un falso carnefice. Il falso carnefice non è altro che te stesso. La vittima psicologica è sempre una vittima nevrotica. Se tu soffri per quello che fanno gli altri della loro vita, la colpa non è degli altri ma tua che ti crei aspettative fuori dalla realtà, cioè nevrotiche; e quindi sei una falsa vittima, sei soltanto vittima di te stesso.  La legge psicologica dice che nessuno può far soffrire nessuno. Ognuno ha diritto di fare quello che vuole della propria vita. E’ il senso di colpa della altrui sofferenza che dà corpo alla figura del carnefice. Se uno si sente in colpa automaticamente passa per carnefice anche davanti a se stesso. Chi crea negli altri un senso di colpa facendo vittima è un carnefice mascherato da vittima. Chiunque ti induce un senso di colpa lo fa soltanto per dominarti. La colpa c’è soltanto quando qualcuno compie un atto malvagio intenzionalmente. Per smettere di fare la vittima in un rapporto nevrotico bisogna rompere il rapporto. Nessuno può fare il carnefice se non c’è qualcuno disposto a fare la vittima. Ogni nostro accadimento è una conseguenza dei nostri atti. Niente avviene senza una causa. Il saper vivere, il saper navigare vuol dire che le persone intelligenti si adattano alla vita; i pazzi pretendono che la vita si adatti a loro. Non puoi stupirti e considerarti una vittima se incappi in un avido, in un disonesto o in un imbecille – sei solo vittima di te stesso, della tua ingenuità e della tua inesperienza, pensando che il mondo ce l’abbia con te. Cerchi di colmare la mancanza di amore e attenzione per te stesso con l’amore e l’attenzione per gli altri. Ma l’amore e la stima di se stessi e degli altri si guadagnano soltanto in un modo: crescendo, diventando adulti, imparando a procurarsi il cibo ed il tetto sopra la testa da soli, a difendersi dai pericoli da soli, a superare le difficoltà da soli, senza l’aiuto di nessuno, senza l’incoraggiamento di nessuno, senza il supporto di nessuno. Solo cosi ci si libera dall’angoscia della solitudine e dalla paura di vivere, dal sentirsi vittima e dal fare la vittima.

PERDITA DI UNA PERSONA CARA

 

lutto

 

  • se ne è andata per vecchiaia, malattia, incidente, omicidio, suicidio, aborto; divorzio tuo o dei tuoi genitori
  • sono passate settimane, mesi, anni e tu non ti dai pace
  • il dolore non si attenua, anzi
  • la tua mente viene sopraffatta dalle immagini di lei quando meno te lo aspetti
  • il pensiero si fissa su di lei
  • il senso di colpa di non aver fatto abbastanza per lei ti logora
  • ritornare nei luoghi dove siete stati insieme è impossibile
  • sei diventato emotivo e gli occhi si riempiono di lacrime molto facilmente
  • oppure provi la tristezza più triste quando non ti scendono nemmeno più le lacrime e dentro c’è solo vuoto come se il mondo fosse finito
  • perché maledizione? perché?
  • declini ogni possibile nuova relazione
  • la vita si è fermata e nulla è come prima

 

Avresti mai pensato di superare quel dolore? Eppure sei fatto così. Di anima e forza. E dopo aver pianto così tanto da affogare in te stesso, toccherai un punto, laggiù sul fondo, che è quello che ti spingerà a risalire. Con occhi chiusi, in intimità con te stesso, in una poltrona comoda e con tanti fazzoletti a tua disposizione. Una seduta di regressione che vale la pena di affrontare.

 Dr. Katerina Kratka